Il settore del tatuaggio cosmetico sta diventando sempre di più un business di quelli che io amo definire “farlocchi” ovvero un settore in cui l’apparenza non lascia spazio alla sostanza… nel quale però restano imbrigliate molte persone (operatori ed utenti) attratte da qualcosa di nuovo o di diverso. Se pensiamo alla reale entità e fisiologia del tatuaggio in sè per sè ci rendiamo conto che di base le tecniche di applicazione sono poche e non più di quelle, proprio a causa del fatto che non si lavora su una struttura amorfa bensì su un organo nonché organismo vivente, nel quale avvengono costantemente ed incessantemente reazioni chimico fisiologiche.
La sperimentazione di nuovi modelli e tecniche porta senz’altro ad una evoluzione del modus operandi e ad una crescita personale… ma sta di fatto che alla fine l’ultima parola ce l’ha sempre la pelle… e non sempre è una risposta all’altezza delle aspettative che ci poniamo.
E la frustrazione si impadronisce dell’operatore gettandolo nel mare dei dubbi che costantemente caratterizzano questa professione.
Ben venga la formazione, sempre e in assoluto unica fonte di conoscenza ed espansione, ma un’analisi più realistica e obiettiva aiuta, a mio avviso, a crescere di più e spendere meno soldi ed energie in qualcosa di “utopico”… 😉 e a commettere meno “errori” di sicuro.
Spesso l’“EGO” dell’operatore (come amo definirlo) nell’eseguire e ricercare una perfezione sia del tratto che della struttura allontana la procedura dalle reali necessità del cliente, al di là di ciò che possono essere richieste e aspettative di quest’ultimo .
Il dermopigmentatore deve essere in primis un consulente che analizza tutti gli aspetti presenti dietro una richiesta di tatuaggio cosmetico.
Non esiste un pret-a-porter di forme, così come di colorazioni e di stili.
Esiste una persona, la sua storia, la sua immagine, le sue peculiarità… soltanto prendendo in considerazione questi aspetti, a mio parere, arriva il risultato finale con la conseguente soddisfazione non soltanto del cliente, ma altrettanto del tecnico che ha eseguito la procedura..
Tutto il resto, moda o trend che definire si voglia, deve essere relegato ad un ruolo secondario dal momento che i fattori primari sono e sempre resteranno quelli dell’esaltazione dell’unicità soggettiva.